Malignant: recensione del film horror di James Wan
Blogo ha visto e recensito Malignant, il nuovo thriller-horror diretto da James Wan, il creatore della saga di Saw e del Conjuring Universe.
Lo specialista in horror James Wan dopo aver lanciato il cosiddetto “Conjuring Universe” si è dedicato per un po’ alla produzione con la sua Atomic Monster, società con cui ha realizzato i reboot Mortal Kombat e Spiral: L’eredità di Saw, mentre trovava il tempo per dirigere anche un paio di blockbuster da oltre un miliardo di dollari d’incassi: Fast & Furious 7 e Aquaman. Era dal 2016 che Wan non dirigeva un horror, la sua ultima incursione nel genere risaliva al 2016 con il sequel The Conjuring – Il caso Enfield, e così ha recentemente deciso di tornare alle sue radici con Malignant, un tributo al genere “slasher” che se nella prima parte si concentra un po’ troppo sulla fase “investigativa” diluendo oltremodo la tensione, nella parte finale cambia bruscamente registro e si scatena in una baldoria di gore e violenza che farà la gioia dagli estimatori degli horror anni ottanta.
“Malignant” segue le peripezie della tormentata e sfortunata Madison, interpretata dalla Annabelle Wallis dell’horror Annabelle 2: Creation e del recente thriller d’azione Boss Level; Madison è in dolce attesa quando subisce per l’ennesima volta la violenza del marito, ma stavolta “qualcosa” interviene e uccide brutalmente il manesco consorte. Purtroppo per Madison il tragico evento non sarà la fine di un incubo, ma l’inizio di una terrificante sequela di visioni di efferati omicidi a cui Madison non sa dare una spiegazione; omicidi che finiranno per coinvolgere due detective della polizia e l’amorevole sorella, ma la soluzione del mistero si cela nel nebuloso passato di Madison, di cui però lei non ricorda assolutamente nulla.
Wan mette in scena una regia molto curata, con qualche virtuosismo apprezzabile, e seppur strizzando l’occhio all’elemento sovrannaturale che lo ha reso un apprezzato regista del genere horror, con “Malignant” cerca di sparigliare le carte e spiazzare lo spettatore. Wan costruisce una narrazione in costante evoluzione che potrebbe far storcere il naso a chi era in cerca di un nuovo Conjuring o Insidious e invece si ritroverà di fronte a qualcosa che sembra solo all’apparenza seguire gli stilemi tipici dello slasher poiché ad un certo punto, forse un po’ troppo celermente, verrà rivelata invece una scioccante storia “altra” messa in scena con un’estetica godibilmente efferata. Il Wan pre-Conjuring nasce co-creatore della sanguinosa saga di Saw e come regista della sottovalutata e suggestiva storia di fantasmi Dead Silence e dell’ottimo revenge-thriller Death Sentence con Kevin Bacon. Anche se più giovane, alla stregua dei colleghi Sam Raimi (Evil Dead), Peter Jackson (Splatters – Gli schizzacervelli) e James Gunn (Slither), anche Wan rivela con “Malignant” una inattesa, ma molto gradita scintilla anarcoide che sembra generata dallo stesso brodo primordiale di un genere che nonostante tutto sembra avere ancora qualcosa da dire.
ATTENZIONE!!! L’ultimo paragrafo della recensione potrebbe rivelare SPOILER sul finale del film.
“Malignant” è un mash-up di citazioni e omaggi che vanno da La Metà Oscura di Romero al Vestito per uccidere di De Palma passando per i thriller anni settanta come Murderock uccide a passo di danza e i film di Argento, a cui aggiungiamo la trilogia Basket Case di Frank Henenlotter. Wang rischia consapevolmente di deludere il suo consueto target di spettatori, ma alla fine il rischio, almeno per chi scrive, è valso la candela poiché con la visivamente rutilante rivelazione finale, il sottoscritto da estimatore del genere horror di lunga data, non può che elogiare Wan che in una manciata di minuti strappa l’applauso e riesce ancora una vota a lasciare la propria firma in un genere a dir poco inflazionato da insulse pellicole teen-horror, vedi Bedevil – Non installarla, Obbligo o verità o Slender Man solo per citarne alcune.